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Fotografia oscura: La lunga notte ne Il Trono di Spade

  • Dario Rinaldi
  • Gennaio 22, 2021
  • 6 minute read
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Un’analisi alla fotografia di uno dei più celebri e discussi episodi della serie tv il Trono di Spade.


Game of Thrones (Il Trono di Spade) è stata una delle serie evento più popolari del decennio scorso. Solitamente s’è discusso, nei vari siti specialistici, della sua trama complessa, dei suoi numerosi personaggi ben sfaccettati, delle sue battaglie epiche, o degli innumerevoli colpi di scena disseminati lungo le 8 stagioni della serie. Ma raramente se n’è parlato per via della sua fotografia, decisamente superiore a tante altre grandi produzioni destinate al pubblico televisivo.

Ecco una galleria con alcuni esempi:

Non sarà stato affatto facile coordinare un team di Direttori della Fotografia disseminati nelle varie location sparse lungo tutto il globo e realizzare un prodotto eterogeneo e credibile in ogni sua immagine.

E poiché Westeros è un mondo senza elettricità, illuminare i set si sarà rivelato particolarmente impegnativo, persino per una serie fantasy che presenta morti che camminano, giganti, draghi e altre creature fantastiche.

Tra i 60 episodi della serie, uno su tutti ha tuttavia scatenato un’accesa discussione proprio per la sua fotografia. Vediamo di capirne i motivi e i limiti.

Indice dei contenuti
  1. La notte è buia e piena di pericoli
    1. Scelte creative e tecniche
    2. Trasmissione e TV
  2. Fotografia oscura
    1. IRE (Institute of Radio Engeneers)
    2. Esempi ne La lunga notte
    3. Confronto con Gordon Willis
  3. Conclusioni
  4. Fonti e approfondimenti

La notte è buia e piena di pericoli

Nell’aprile del 2019, è andata in onda il terzo episodio dell’ottava stagione del Trono di Spade, intitolato La lunga notte. Filmato in 55 estenuanti notti nel profondo inverno nordirlandese, l’episodio vede svolgersi una delle sequenze di battaglia più lunghe e costose mai girate per la TV. Nonostante i colpi di scena rivelati negli 84 minuti dell’episodio, il dibattito principale è stato su quanto fosse buio.

Il regista dell’episodio, Miguel Sapochnik, ha dichiarato di aver studiato la lunga sequenza della Battaglia del Fosso di Helm nel film Il Signore degli Anelli: Le Due Torri, anch’essa svoltasi in notturna. Tuttavia l’approccio all’illuminazione di Fabian Wagner, direttore della fotografia dell’episodio, è stato completamente diverso da quello del premio Oscar Andrew Lesnie, DOP del Signore degli Anelli.

Una sfumatura bluastra è tutto ciò di cui Lesnie ha avuto bisogno per connotare la “notte”. Wagner, invece, ha dovuto affrontare qualcosa di molto più complicato. “Volevo far evolvere l’illuminazione”, ha dichiarato, facendo sì che “la narrazione dell’illuminazione si evolvesse con la narrazione dei personaggi” (l’arrivo di Melisandre a Grande Inverno).

Un’illuminazione bluastra diffusa ne “Le due torri” (a sinistra). La luce sembra provenire unicamente dal fuoco innescato da Melisandre ne “La lunga notte” (a destra)

Scelte creative e tecniche

“Gli showrunner hanno deciso che questo doveva essere un episodio oscuro”. Questo il punto di partenza da cui Wagner ha dovuto modellare le sue scelte. Effettivamente, la sensazione di claustrofobia e minaccia nell’episodio giustifica da sola la decisione di lasciare molto nell’ombra.

Ma ci sono anche altri motivi, e anche piuttosto banali. L’oscurità limita il campo visivo, ciò significa meno dettagli sullo schermo, sia in termini di riprese, che di post-produzione. Il che può avere un impatto fondamentale sul budget di una serie televisiva.

Wagner ha dichiarato che gran parte dell’oscurità dell’episodio è semplicemente dovuta alle estenuanti riprese notturne, con il resto dell’atmosfera prodotta sul set attraverso scelte di illuminazione il più naturali possibili. 

Quindi sembra che “La lunga notte” fosse certamente entro parametri accettabili dal punto di vista della produzione. Il problema è arrivato una volta che episodio è stato trasmesso in TV.

Trasmissione e TV

Il primo ostacolo che ha compromesso “La lunga notte” è stata la larghezza di banda. Tutti i programmi TV sono compressi per velocizzarne la trasmissione. La qualità dell’immagine decodificata dipende dal bitrate1 del segnale video. Durante la premiere negli Stati Uniti, diversi spettatori hanno lamentato la comparsa di artefatti e del cosiddetto banding, ossia falsi contorni che lasciano aloni e striature.

I servizi di streaming HBO, dove è stata riprodotta la premiere della serie, trasmettono ad una velocità prossima ai 5 Mbps. Per farsi un’idea, un Blu-ray può avere un bitrate fino a 40 Mbps, è facile quindi comprendere quante informazioni sull’immagine mancavano.

L’ultimo problema che gli spettatori hanno dovuto affrontare sono state le loro stesse TV. “Molte persone non sanno come calibrare correttamente i propri televisori” – ha affermato Wagner, aggiungendo – “Sfortunatamente molti guardano anche su piccoli iPad, il che non può in alcun modo rendere giustizia a uno spettacolo del genere.”

Fotografia oscura

La lunga notte non rappresenta, certamente, l’unico esempio nella storia del cinema di un prodotto con una scelta artistica simile. La fotografia del cinema “oscura” di tante produzioni degli ultimi decenni è stata un argomento ampiamente discusso tra registi, addetti ai lavori e spettatori.

Il film editor Vashi Nedomansky nel suo blog personale, ha affrontato il tema, confrontando la fotografia dell’episodio di GOT con quella di altre celebri produzioni dalla fotografia oscura. Ne ho riportati alcuni.

IRE (Institute of Radio Engeneers)

Per iniziare, Nedomansky chiarisce il concetto di IRE, fondamentale nella sua analisi.

Prima che un file video principale venga consegnato per la visione del pubblico, viene sottoposto a color grading2 e al controllo della qualità. Durante questa fase, per quantificare i valori di luminanza, vengono spesso utilizzate gli IRE (Institute of Radio Engineers). Un IRE è un’unità utilizzata per misurare i segnali video.3 In parole semplici, un valore IRE pari a 0 è nero, 100 IRE è bianco.

un grafico in scala di grigi su un oscilloscopio della forma d’onda (waveform) che misura l’IRE

Come linea guida, solitamente, i volti umani, se correttamente esposti, dovrebbero avere un valore compreso tra 40 e 70 IRE.

Il problema, per il prodotto finale, è ulteriormente complicato da diversi fattori, tra cui: strumento di visualizzazione, velocità di trasmissione in streaming, compressione, luce ambientale della stanza e calibrazioni della TV.

Esempi ne La lunga notte

  • La sigla mostra una gamma completa luminosità con valori che raggiungono sia 0 che 100 IRE. Ciò implica che il file video sia una rappresentazione accurata e correttamente masterizzato.
  • In Questo primo piano di Arya la parte più luminosa del suo viso è a soli 15 IRE, quasi impercettibile.
  • In questa sequenza viene raggiunto un picco di 30 IRE.
  • In questo caso i livelli di luce sul viso sono bassi, ma l’aggiunta della luce blu della luna (a sinistra) e della luce arancione del fuoco (a destra), forniscono definizione e isolamento del personaggio nell’inquadratura. Il lato sinistro del viso di Jon mostra quasi 80 IRE.

Confronto con Gordon Willis

Nedomansky continua nella sua analisi proponendo il confronto con uno dei più celebri direttori della fotografia di Hollywood, Gordon Willis, conosciuto anche come “Il Principe delle Tenebre” proprio per la sua passione per la fotografia oscura.

L’obiettivo principale di Willis ne Il Padrino era il contrasto tra luce e buio, come rappresentazione della dualità del bene e del male. Per promuovere la sua strategia, poiché alcuni personaggi facevano scelte che li spingevano ulteriormente negli inferi, Willis contestualmente toglieva illuminazione dai loro volti. In un certo senso, le scelte di questi personaggi li avrebbero letteralmente spinti sempre più nell’oscurità man mano che la trama andava avanti.

Anche le scelte di Willis furono criticate dal pubblico per l’eccessiva oscurità e persino la Paramount ebbe delle rimostranze. Un esempio celebre è la scena iniziale de Il Padrino (Coppola, 1972).

in questo esempio Con un’illuminazione dall’alto, la testa di Amerigo Bonasera, registra 78 IRE, risultando in verità molto luminosa.

Un altro esempio della fotografia oscura di Willis ci arriva dal film Manhattan (1969) diretto da Woody Allen.

in questa ampia inquadratura, Con solo tre Luci ben posizionate, Willis ha creato abbastanza luce per illuminare le aree importanti e mostrare la geografia dell’appartamento: allen è una silhouette riconoscibile sulle scale e Mariel Hemingway occupa la zona più luminosa (65 IRE). Tutto il resto è nell’oscurità completa.

Leggi anche:

  • Cinema
David Fincher: dentro l’oscurità
  • Dario Rinaldi
  • Gennaio 13, 2015

Conclusioni

L’immagine finale è una scelta creativa approvata dal direttore della fotografia, dal colorista, dal regista e dai produttori prima che sia visibile al pubblico. Inoltre, in una situazione ottimale (sala cinematografica, home cinema) ogni scena è riprodotta nella maniera più fedele possibile a ciò che è stato pensato dai produttori.

Purtroppo nel caso de La lunga notte non è stato così. Scelte tecniche, unite ai limiti attuali della trasmissione video e a TV non perfettamente calibrate, hanno reso in molti casi l’esperienza visiva impegnativa o addirittura esasperata.

In definitiva, lo stile scelto per l’episodio non è stato attinente alla funzione narrativa di cui aveva bisogno. È innegabile che la realizzazione di una spettacolare battaglia notturna con degli zombi non sia stata un’impresa da poco, ma alcuni film di Hollywood avevano già dato più di un suggerimento su come raffigurare al meglio delle sequenze oscure. Senza sacrificare la leggibilità visiva, in nome di un “naturalismo” che è comunque un’idea strana in uno spettacolo fantastico con draghi, zombi e stregoni.

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Fonti e approfondimenti

  • Wired.it – Perché l’ultima puntata di Game of Thrones era così scura
  • Ibc.org – Game of Thrones: Was The Long Night too dark?
  • Vashi Visuals – Dark Cinematography: Digging Into the Shadows of Game of Thrones + More
  • The Verge – How to fix your TV settings for a rewatch of last night’s Game of Thrones
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Riferimenti:

  1. da videoreflex.org – Il bitrate è la quantità di informazioni digitali (bit) che è trasferita o registrata nell’unità di tempo.
  2. da reflex-mania.com –  il color grading è un processo il cui scopo è creare pathos, armonizzare scene, influenzare lo spettatore attraverso l’utilizzo di alcune specifiche sfumature di colore.
  3. M. Robin, M. Poulin – Digital Television Fundamentals (Mc Graw-Hill, 2000) – Link Amazon
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Dario Rinaldi

Curioso come un bambino e con la presunzione di voler spiegare agli altri come funziona il mondo, conservando l'ingenuità del bambino.

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