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  • Attualità

Covid-19: dalla genesi alla fase 2

  • Dario Rinaldi
  • Maggio 18, 2020
  • 8 minute read
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Indice dei contenuti
  1. Dove eravamo rimasti?
  2. Fase 0: Genesi di una pandemia
  3. Fase 1: Affrontare una crisi globale
    1. In Asia
    2. In Europa
    3. Negli Stati Uniti
  4. Fase 2: Ripartire
    1. Test e tracciamento
    2. Rilanciare l’economia
    3. Cure e vaccino

La “fase 2” è il momento per raccogliere le idee, chiarire le origini del virus e analizzare come il mondo sta affrontando la più grande crisi dei nostri tempi.


Un resoconto per il me del presente, per mettere ordine all’immane quantità di notizie sul tema, e un racconto al me del futuro per ricordare come il mondo ha affrontato in maniera differente un problema comune.

Indice dei Contenuti
  1. Dove eravamo rimasti?
  2. Fase 0: Genesi di una pandemia
  3. Fase 1: Affrontare una crisi globale
    1. In Asia
    2. In Europa
    3. Negli Stati Uniti
  4. Fase 2: Ripartire
    1. Test e tracciamento
    2. Rilanciare l’economia
    3. Cure e vaccino
Definizioni utili

Prima di iniziare, ecco alcune definizioni utili che ho raccolto nel tempo

COVID-19: da COronaVIrus Disease 2019, è una malattia infettiva causata dalla sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2).

SARS-CoV-2: è il ceppo di coronavirus che causa la malattia COVID-19. Colloquialmente noto come “coronavirus”, era precedentemente indicato con il nome provvisorio nuovo (novel) coronavirus 2019 (2019-nCoV).1

Coronavirus: (detti anche Orthocoronavirinae) sono un gruppo di virus RNA che causano malattie nei mammiferi e negli uccelli. Nell’uomo, questi virus causano infezioni del tratto respiratorio che possono variare dal lieve al letale.

Lockdown: termine inglese per indicare un protocollo d’emergenza che impone restrizioni alla libera circolazione delle persone per tutelare la salute o la sicurezza pubblica.

Dove eravamo rimasti?

A fine marzo, avevo scritto un post nel quale raccoglievo alcune delle notizie al momento disponibili.

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  • Attualità

Covid-19: da Wuhan a Pandemia globale

  • Dario Rinaldi
  • Marzo 28, 2020
Una serie di articoli, video e altro materiale da fonti che reputo competenti o interessanti, con un linguaggio comprensibile e non eccessivamente tecnico.

Di seguito lo riassumo brevemente:

  • A fine dicembre 2019 i notiziari ci iniziano a parlare di un nuovo virus diffusosi nella città di Wuhan, in Cina.
  • Ha seguito un aumento esponenziale dei casi a metà gennaio 2020, dapprima in Cina poi nel resto del mondo.
  • A fine febbraio viene individuato il primo paziente italiano infetto, le successive ricerche porteranno alla scoperta di numerosi focolai in Lombardia e in Veneto e alle conseguenti misure di messa in quarantena dei territori coinvolti.
  • L’11 marzo l’OMS dichiara ufficialmente COVID-19 una pandemia.
  • Diversi esperti si chiedono come gli Stati dovrebbero agire per evitare una diffusione rapida nelle proprie nazioni.
  • La scoperta quotidiana di centinaia e poi migliaia di contagi in Italia costringono il governo, il 9 marzo, a proclamare il lockdown in tutto il territorio nazionale.

Fase 0: Genesi di una pandemia

Paradossalmente, trovare l’origine del virus che ha messo in ginocchio i sistemi sanitari e l’economia di quasi tutto il pianeta diventa sempre più contorto via via che si hanno nuove informazioni. I ritardi cinesi di fine dicembre/inizio gennaio, mentre il resto del pianeta dormiva sogni beati, sembrano solo una parte della storia primordiale di questo virus, la parte finale.

Lo spillover nel mercato ittico di Wuhan sembra oggi meno probabile, forse questo è solamente il posto che ha acceso i riflettori.

La Repubblica ha ricostruito in una lunga inchiesta i primi eventi e i primi allarmi ignorati, in una storia che lega Asia, Europa e Stati Uniti.

Dal 18 al 27 ottobre del 2019 si sono tenuti a Wuhan i giochi mondiali militari. Alcuni atleti, di diverse nazionalità, anche italiana, ricordano di essersi ammalati di una forma influenzale acuta, anche se il personale sanitario militare afferma di non aver mai riscontrato criticità individuali o collettive.

Negli Stati Uniti, nel periodo del Thanskgiving (28 novembre), l’intelligence americana individua un epidemia in Cina.

In Francia, un venditore di pesce si ammala il 20 dicembre, verrà sottoposto a tampone in quei giorni, riesaminato quattro mesi dopo, l’esito confermerà la positività a Covid-19. Ancora prima, nel novembre 2019, a Colmar, si moltiplicano i casi di polmonite atipica. I referti delle radiografie, oggi, fanno pensare a molti esperti che siano pazienti ragionevolmente positivi al virus.

In Cina, vi è la parte oggi più nota di questa storia, anche se con diversi lati oscuri. E’ ormai considerato un eroe dalla popolazione cinese il medico che ha avvertito i colleghi di una serie di nuovi casi di polmonite simile a quella provocata dalla SARS. Le inchieste sulla censura e i pasticci dei funzionari cinesi, faranno il giro del mondo. Così come la notizia della morte del dottore.2

Il virus ha ormai preso le sue molteplici direzioni. Wuhan a gennaio diventerà l’epicentro di una vasta e rapida diffusione nel mondo, verranno prese in Cina imponenti misure, ma è ormai troppo tardi.

Studi dell’Università di Cambridge sostengono che il virus possa aver infettato l’uomo per la prima volta già agli albori dell’autunno 2019.

Per approfondire: The Secrets of Wuhan: The sixty-five days have changed the history of the world su LaRepubblica.it (in italiano e in inglese, 2020)

Times Square a new york durante il lockdown

Fase 1: Affrontare una crisi globale

Per scrivere questo parte dell’articolo – o raccolta di informazioni come preferisco chiamarla io – mi sono ispirato a una serie di apprezzatissimi post di Thomas Pueyo su Medium.

Per approfondire: Coronavirus: imparare ad applicare la danza di Thomas Pueyo, traduzione di Claudio Porta – su Medium.com (2020)

Partiamo dal luogo dove tutto è esploso: in Cina. Vedremo come alcuni stati asiatici hanno utilizzato le loro precedenti esperienze per affrontare al meglio l’emergenza, sacrificando la privacy dei propri cittadini, poi andremo in Europa e vedremo tre differenti approcci. Infine un accenno su come la più grossa potenza mondiale, gli Stati Uniti, hanno reagito.

In Asia

Cina

La Cina è riuscita con una cura severa a piegare la curva contagi, in due mesi è riuscita ad arrivare a un lungo periodo senza nessun nuovo contagio autoctono. Le misure per arrivare a questo risultato sono state imponenti: 60 milioni di cittadini sono stati messi in quarantena forzata all’interno delle proprie mura domestiche.

Taiwan

Taiwan è lo stato più vicino alla Repubblica Popolare Cinese. Le relazioni politiche tra i due paesi non sono tra le più rosee, ma gli scambi commerciali sono invece molto frequenti. L’isola, quindi, avrebbe dovuto subire un’impennata dei contagi, ma così non è stato. Taiwan è riuscita ad aver un numero estremamente limitato di contagi, senza avere implementato chiusure di aziende, scuole o grandi limitazioni sociali.

Per far ciò hanno agito in maniera tempestiva ben prima che altre misure simili fossero attuate nella Cina continentale: hanno limitato i viaggi all’estero, realizzato un sistema di tracciamento sociale efficiente, aumentato la produzione di mascherine e vietato l’esportazione.

Hanno fatto tesoro della tragica esperienza dell’epidemia di SARS nel 2003.

Corea del Sud

La Corea del Sud è stato il primo stato al mondo ad estinguere un focolaio di coronavirus, quello della chiesa di Shincheonji.3 Per far ciò non hanno attuato misure di contenimento nazionale, bensì un sistema di contact tracing ancor più capillare di quello attuato a Taiwan. Utilizzando i dati raccolti dalle reti cellulari, dai sistemi GPS, dalle transazioni effettuate con carta di credito e dalle telecamere di videosorveglianza, tracciano gli spostamenti degli infetti. Tramite un sistema di messaggistica, inviano le informazioni rilevanti alla popolazione. Tutto ciò unito ad una massiccia ed efficiente campagna di test: testando non solo le persone con sintomi, ma tutte le persone che sono state in contatto con i casi positivi. Se positivi allora scatta la quarantena obbligatoria, in casa o in una struttura preposta.

Anche qui la popolazione aveva esperienza di una precedente epidemia, quella della MERS nel 2015. Tutti erano preparati al distanziamento sociale e all’uso di mascherine e altri strumenti di protezione individuale. Ma una delle loro fortune è stato anche il ban emesso da moltissimi Stati per gli spostamenti da e per la Corea del Sud.

Singapore

Singapore è il primo esempio negativo. Sono tre le differenze sostanziali tra la risposta di Singapore da quella della Corea del Sud:

  • i divieti di viaggio: a Singapore, sono stati veloci a bloccare i voli da e per la Cina, ma non per il resto del mondo.
  • il contact tracing: per un lungo periodo il tracciamento dei contatti è avvenuto manualmente (e i numeri erano già troppo alti), quando è stata rilasciata TraceTogether, l’app per smartphone, questa è stata utilizzata (per il momento) solo dal 20% della popolazione.
  • le mascherine: Fino al 3 aprile, Singapore raccomandava il solo utilizzo di mascherine per i casi positivi

In Europa

Germania

Uno dei primi casi individuati di coronavirus in Europa, è proprio nello stato tedesco.4 Eppure, la risposta della Germania all’emergenza, almeno nei primi mesi è paragonabile a quella degli Stati asiatici più attivi5. Il tutto senza alcuna invasione nella privacy del cittadino.

Ciò è stato possibile grazie ad un blocco preventivo delle attività ritenute a rischio, una comunicazione governativa chiara e mirata e un’efficiente risposta del sistema sanitario alla pandemia con:

  • una enorme capacità di test già nelle prime fasi;
  • 28 mila posti in terapia intensiva;
  • una distribuzione massiccia di dispositivi di protezione per il personale sanitario (prima) e per la popolazione (dopo) di cui aveva fatto scorta in precedenza.

Svezia

Un caso particolare è quello della Svezia. Lo stato scandinavo non ha imposto forti restrizioni ai propri cittadini affidandosi alla responsabilità individuale delle persone. La vita ha continuato quasi normalmente. Sono stati vietati gli assembramenti oltre 50 persone. I musei sono stati chiusi e gli eventi sportivi sono stati cancellati.

Tuttavia l’approccio svedese non ha portato risultati eccezionali. Ha purtroppo fallito, come molti altri stati, nella protezione della popolazione anziana: il virus, infatti, si è diffuso nel 75% delle 101 case di cura a Stoccolma.6. Un confronto con gli altri paesi nordici aggiunge un importante dato: in Svezia sono state registrate 22 morti ogni 100 mila abitanti mentre in Danimarca sono solo 7, e in Norvegia e in Finlandia appena 4.7

Regno Unito

Il Regno Unito ha purtroppo seguito il cattivo esempio di altri stati europei. Ha reagito lentamente all’emergenza, per paura di rallentare la propria economia, con una posizione ideologica iniziale sbagliata, “l’immunità di gregge”, per poi correre ai ripari, imponendo il lockdown, quando ormai l’epidemia dilagava nell’isola.8

Il Regno Unito è diventato il paese europeo con il maggior numero di morti causate dal virus. Ovviamente di quelli testati.9

Negli Stati Uniti

La risposta degli Stati Uniti al coronavirus, è stata parecchio disomogenea. Il presidente Donald Trump non ha ordinato un lockdown nazionale, ma ha lasciato libertà di iniziativa ai singoli Stati. Nelle prime fasi della crisi sono stati adottati approcci differenti da parte dei governatori, spesso sottolineando le differenze politiche tra Repubblicani e Democratici.10

In generale la maggior parte dei governatori ha atteso tempo prezioso prima di attuare misure restrittive importanti, per il timore di perdere consenso o di rallentare l’economia. Lo Stato più colpito è stato quello di New York, uno dei più popolati.

due turisti con le mascherine a singapore

Fase 2: Ripartire

I costi, in termini di vite umane sono altissimi in molti stati. Le misure di distanziamento sociale hanno limitato i danni ma hanno fermato l’economia globale. Ora, quasi tutti gli stati stanno cercando di ripartire timidamente e rilanciare l’economia.

Altro su:

#covid-19
#contact tracing
#salute

La prima a partire è stata la Cina, da dove tutto è iniziato, ma la normalità è ancora lontana. In breve, si possono riassumere quattro misure principali11:

  • per tutti, il distanziamento sociale è diventato la norma;
  • il governo ha aumentato la capacità dell’industria medica;
  • è stata migliorata l’efficienza della comunicazione tra le autorità e i cittadini;
  • si è cercato di ridurre il rischio di casi importati.

Test e tracciamento

Ovunque l’avvio di una graduale riapertura è stato accompagnato dal mantenimento delle regole di distanziamento sociale, spesso con l’obbligo di mascherine.

Ma non basta, sono necessarie alcune misure per prevenire un impennata dei contagi o, peggio, una seconda ondata, ovvero una campagna di test e il tracciamento dei contatti.

Per approfondire: Coronavirus: come fare i test e tracciare i contatti di Thomas Pueyo, traduzione di Claudio Porta – su Medium.com (2020)

Rilanciare l’economia

La recessione dovuta alla pandemia sarà più profonda di quella del 2008. I governi di tutto il mondo stanno mettendo in campo misure di enorme portata per per aiutare le imprese. I provvedimenti sono numerevoli e a volte differenti tra i vari stati, Il post li ha suddivisi in:

  • garanzie pubbliche sui prestiti
  • riduzione di imposte, mutui e affitti
  • finanziamenti a fondo perduto

Per approfondire: Chi fa bene e chi meno con le misure contro la crisi – su il Post (2020)

Cure e vaccino

Purtroppo, al momento, non esiste una terapia che si sia dimostrata efficace nella cura dell’infezione da Sars-Cov-2.

Tuttavia la corsa per trovare una cura efficace e soprattutto un vaccino è ben avviata a livello plaentario. I governi e ricercatori mirano a fornire l’immunità a miliardi di persone in diciotto mesi o meno.

Il che sarebbe senza precedenti.

Per approfondire: Coronavirus: il punto scientifico aggiornato su test, terapie e vaccini – su Lega Nerd (2020)

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Riferimenti:

  1. US National Library of Medicine – The species Severe acute respiratory syndrome-related coronavirus: classifying 2019-nCoV and naming it SARS-CoV-2 (in inglese, 2020)
  2. Il Post.it – La doppia morte di Li Wenliang (2020)
  3. Reuters – The Korean clusters (in inglese, 2020)
  4. LaRepubblica.it – Coronavirus, in Germania a gennaio il primo contagiato europeo: “Da lui l’infezione fino in Italia”(2020)
  5. L’Espresso – Sul coronavirus non c’è partita: Italia – Germania finisce 0-4 (2020)
  6. New York Times – ‘Life Has to Go On’: How Sweden Has Faced the Virus Without a Lockdown (in inglese, 2020)
  7. CNN – Sweden says its coronavirus approach has worked. The numbers suggest a different story (in inglese, 2020)
  8. Salute Internazionale – Covid-19 nel Regno Unito (in italiano, 2020)
  9. Worldometers
  10. YouTrend – USA: come hanno reagito i 50 Stati al Coronavirus (2020)
  11. Think Global Health – Setting Expectations for the Return to “Normal”
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Dario Rinaldi

Curioso come un bambino e con la presunzione di voler spiegare agli altri come funziona il mondo, conservando l'ingenuità del bambino.

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