Come isolare e fermare la diffusione di un virus e come ciò può avere a che fare con la rinuncia ad una parte della nostra privacy.
I governi e le autorità sanitarie di tutto il mondo sono alle prese con la più profonda crisi sanitaria (ed economica) degli ultimi 50 anni. Per poter tornare ad uno stile di vita normale, in attesa di un vaccino e di cure efficaci, gli unici strumenti a nostra disposizione sono il distanziamento sociale e il contact tracing.
Cos’è il Contact Tracing?
Nell’ambito della sanità pubblica, per contact tracing, si intende il processo di identificazione di coloro i quali possono essere entrati in contatto con una persona infetta, e la conseguente raccolta di informazioni riguardo a tali contatti. Tutto ciò allo scopo di ridurre la diffusione dell’infezione nella popolazione.
Malattie per le quali viene comunemente eseguito il tracciamento dei contatti sono: la tubercolosi, il morbillo, le infezioni a trasmissione sessuale (come l’HIV), le infezioni trasmesse dal sangue, alcune infezioni batteriche gravi e le nuove infezioni (ad esempio SARS-CoV e SARS-CoV-2).
L’eradicazione del vaiolo, per esempio, è stata ottenuta tramite una massiccia campagna di contact tracing, da parte dell’OMS nel 1967, nel tentativo di individuare tutte le persone infette.1
Come si applica il tracciamento dei contatti
L’OMS, dall’esperienza della gestione di epidemie recenti, come quella della MERS nel 2015, ha pubblicato un protocollo specifico su come agire per il tracciamento dei primi casi di infezione da SARS-CoV-2.2
In genere, il contact tracing implica i seguenti passaggi:
- Un individuo, spesso indicato come Paziente Zero, è identificato come affetto da una malattia trasmissibile (in Italia il paziente zero del Covid-19 non è mai stato individuato3).
- Il paziente zero viene intervistato per conoscere i suoi movimenti, con chi è stato in stretto contatto o, in caso di malattia sessualmente trasmissibile, con chi ha intrattenuto rapporti sessuali.
- A seconda della malattia e del contesto dell’infezione, possono essere intervistati anche i familiari e chi ha fornito assistenza sanitaria.
- Identificati i contatti, gli operatori sanitari li contattano per offrire consulenza, screening, profilassi e/o trattamento.
- I contatti possono essere isolati (obbligo di quarantena in casa o in altre strutture) o esclusi (ad es. vietato frequentare un determinato luogo, come una scuola) se ritenuto necessario per il controllo della malattia.
- Se i contatti non sono identificabili individualmente (ad esempio gruppi molto cospicui che hanno frequentato la stessa posizione), possono essere emesse comunicazioni più ampie attraverso i canali istituzionali.
Quando attuarlo
In molti casi di infezione trascorre del tempo prima che il virus manifesti i primi sintomi. Ricostruire gli spostamenti che il paziente ha effettuato da asintomatico e i contatti avuti in questo periodo, risulta di fondamentale importanza in una fase di contenimento dell’epidemia.
Tuttavia, non sempre il tracciamento dei contatti è il metodo più efficace per affrontare l’epidemia di una malattia infettiva. Nelle aree dove essa è già largamente diffusa, lo screening o test mirati possono portare a risultati più proficui.
Contact tracing digitale
Il contact tracing digitale è un metodo di tracciamento dei contatti effettuato tramite l’ausilio di strumenti informatici (come gli smartphone) con l’obiettivo di tenere traccia dei contatti ed intervenire tempestivamente su tutti coloro con i quali il paziente infettato è venuto a contatto.
Tale metodo è diventato di pubblico dominio durante la diffusione della pandemia di coronavirus del 2019-20, diversi stati hanno realizzato o hanno avviato degli studi preparatori per la creazione di strumenti di tracciamento digitale.
Centralizzato vs. decentrato
Sin dall’inizio dell’epidemia diversi sviluppatori informatici hanno iniziato a lavorare su vari protocolli per consentire la tracciabilità su larga scala.
Semplificando possiamo distinguere tra due approcci per la realizzazione di un applicazione di contact tracing digitale, centralizzato e decentrato, ognuno con i suoi pro e i suoi contro.
Sistema centralizzato
L’applicazione comunica in maniera bidirezionale con un server centrale inviando in tempo reale i dati.
- Creazione di un database centralizzato a disposizione dell’autorità sanitaria
- Maggiore quantità di dati a disposizione degli esperti sanitari
- Individuazione di un’area delimitata del contagio
- Più veloce risposta da parte dell’infrastruttura sanitaria
- Controllo in tempo reale dell’emergenza
- Questioni legate alla privacy legate alla gestione e alla conservazione di dati sensibili
- Costi maggiori per la creazione e e gestione dell’infrastruttura tecnologica
- Costi maggiori per la gestione dei dati e per la formazione di personale umano dedicato
- Maggior rischio di attacchi informatici
- Questioni etiche legate al fattore umano (ad. esempio potenziale perdita del contatto medico/paziente)
Sistema decentrato
Ogni App installata all’interno dello smartphone comunica solo con l’App dello smartphone con cui entra in prossimità, conservando i propri dati solo localmente e condividendo l’informazione con il server solo in caso di contatto con un caso positivo.
- Più garanzie di privacy
- Minor peso sulla trasmissione di dati dal singolo client (smartphone) al server
- Mantenimento del rapporto personale tra paziente e corpo sanitario
- Maggior stimolo alla responsabilizzazione del singolo cittadino
- Minor quantità di dati a disposizione degli esperti sanitari
- Scarso supporto alla creazione di un unico database di informazioni
- Maggior potenza di calcolo richiesta al terminale del singolo cittadino
- Rischio sulla reale efficacia in una risposta del sistema sanitario locale e nazionale
Per approfondire: Il contact tracing via app: quale strategia usare – Wired.it
Le piattaforme utilizzate
Nel tentativo di trovare una risposta comune alla questione sono nate diverse iniziative, appartenenti ad entrambe le filosofie di approccio (clicca sul titolo di ogni sezione approfondire).

Esempi
La strategia di mappare la diffusione del contagio è già in atto in alcuni paesi, specialmente quelli asiatici memori della precedente epidemia di MERS (2015). L’utilizzo di diversi strumenti tecnologici è sicuramente un buon vantaggio per il tracciamento dell’epidemia, sono stati sviluppati pertanto diversi progetti e alcune applicazioni per smartphone, anche con il supporto ufficiale dei governi nelle loro giurisdizioni.
Nel mondo
Ecco due esempi, già in uso nei rispettivi paesi, e la questione legata ai risvolti sociali del loro utilizzo.
Corea del Sud
Il sistema elaborato dal governo asiatico utilizza i dati raccolti dalle reti cellulari, dai sistemi GPS, dalle transazioni effettuate con carta di credito e dalle telecamere di videosorveglianza, tracciando così gli spostamenti della popolazione.
L’idea è che tutti possano essere a conoscenza tramite un sito web centralizzato e un sistema di SMS regionali, se hanno avuto contatto con un paziente infetto, dove e quando sia avvenuto l’incontro.
I nomi degli infetti non sono resi pubblici ma alcuni dati personali si, come il sesso e l’età, oltre ai luoghi visitati. Ciò ha sollevato evidenti problemi di privacy. Le informazioni rilasciate su alcune delle persone infette sono state così dettagliate da rendere l’identificazione un’operazione non molto difficile.
Per approfondire: South Korea is reporting intimate details of COVID-19 cases: has it helped? – su Nature
Australia
Commissionata dal governo australiano, COVIDSafe, è un App per smartphone, dal funzionamento molto simile a quanto realizzato a Singapore (TraceTogether), tramite l’utilizzo del Bluetooth.
Quando l’App riconosce un altro utente, annota la data, l’ora, la distanza e la durata del contatto e l’ID univoco dell’altro utente senza raccogliere la geolocalizzazione.
I dati del paziente infetto, criptati, con il suo permesso, sono quindi caricati dall’app a un sistema centralizzato. Le informazioni saranno accessibili unicamente alle autorità sanitarie.
L’utilizzo dell’app è su base volontaria. Il governo si è inoltre impegnato a distruggere tale raccolta di dati una volta terminata l’emergenza.
Per approfondire: Come funziona un’app per il contact tracing – su Il Post
In Italia: l’app Immuni
Anche in Italia si è deciso di realizzare un app di tracciamento, si chiamerà Immuni, progettata da Bending Spoons spa, società leader nello sviluppo si applicazioni, guidata per 4/5 da italiani4.
Verrà probabilmente rilasciata il 18 maggio e sfrutterà anch’essa la tecnologia Bluetooth LE. Anche se non abbiamo ancora informazioni dettagliate sul suo funzionamento, sembra chiaro che sia stato preferito l’approccio decentrato, con un progetto simile a quello di Apple/Google e che non utilizzerà i sistemi di geolocalizzazione.
L’app registrerà sullo smartphone di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti i device con cui è entrato in contatto5. Nel registro dei contatti dall’app saranno presenti tre informazioni:
- qual è il dispositivo con il quale è stato in contatto
- a che distanza
- per quanto tempo
Qualora il soggetto risulterà positivo a seguito di un test, l’operatore medico autorizzato dal cittadino positivo, attraverso l’identificativo anonimo dello stesso, farà inviare un input/messaggio di alert per informare tutti quegli utenti, identificati in modo anonimo, che sono entrati in contatto con lui.
L’utilizzo dell’app sarà su base volontaria, si stima però che il tracciamento sarà efficace solo se il 60% della popolazione la utilizzerà.
Emergenza sanitaria e Privacy
Proprio il tema della privacy sembra animare maggiormente il dibattito pubblico al riguardo.
L’utilizzo di strumenti digitali nella lotta alla pandemia, con la conseguente condivisione di una parte più o meno rilevante dei nostri dati personali pone dei quesiti etici, per esempio:
- è necessario rinunciare ad una parte della propria privacy per garantire la salute di tutti?
- chi può utilizzare i nostri dati?
- per quanto tempo memorizzarli e cosa fare con questi dati una volta finita l’emergenza?
- è necessario utilizzare il GPS per localizzare ogni eventuale incontro?
Per approfondire: Contact Tracing App: Tracciare gli spostamenti per la salute pubblica – Impactscool Magazine
Leggi anche:
Covid-19: da Wuhan a Pandemia globale
Riferimenti:
- EpiCentro – La storia dell’eradicazione del vaiolo
- World Heart Organization – The First Few X (FFX) Cases and contact investigation protocol for 2019-novel coronavirus (2019-nCoV) infection (in inglese)
- La Repubblica – Coronavirus, la cacciatrice del paziente zero: “Il virus circolava da molto tempo, ora non serve più cercare chi l’ha portato”
- Forbes.it – Chi sono i giovani italiani di Bending Spoons: gli ideatori della app Immuni
- Ministero della Salute – Contact tracing: Arcuri firma ordinanza per app italiana